22-07-2022 · Visione

L’investimento sostenibile è in pericolo? Non ancora.

Dopo aver ricevuto impulso per diversi anni dall’andamento rialzista dei mercati, di recente l’investimento sostenibile sembra risentire di una parziale inversione di tendenza. Molti titoli apprezzati dagli investitori ESG, in particolare nei segmenti della tecnologia pulita, dei veicoli elettrici e dei consumi, accusano da tempo qualche difficoltà. Al tempo stesso, i luoghi comuni riguardo all’esclusione di particolari settori, come armi, tabacco e ampi segmenti del settore petrolifero e del gas, vengono messi in discussione.

    Relatori

  • Chris Berkouwer - Lead Portfolio Manager

    Chris Berkouwer

    Lead Portfolio Manager

  • Michiel Plakman - Lead Portfolio Manager

    Michiel Plakman

    Lead Portfolio Manager

La Figura 1 mostra la sottoperformance degli indici MSCI ESG Leaders nelle principali regioni dei mercati sviluppati rispetto all’MSCI World dall’inizio del 20221. Per quanto le gravi tensioni geopolitiche, l’impennata dell’inflazione e i timori di recessione abbiano gravato sui mercati azionari globali nel loro insieme, la sottoperformance degli indici di sostenibilità rappresenta chiaramente un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati2.

Figura 1: Performance dell’MSCI ESG Leaders dall’inizio del 2022

Figura 1: Performance dell’MSCI ESG Leaders dall’inizio del 2022

Fonte: Bloomberg. Dati dal 3 gennaio al 20 giugno 2022. Rendimenti espressi in EUR.

I segmenti del mercato che hanno messo a segno buone performance, in particolare i combustibili fossili, il tabacco e le armi, sono comunemente esclusi dagli investitori ESG, il che spiega probabilmente gran parte dell’attuale sottoperformance degli indici di sostenibilità (Figure 2 e 3).

Figura 2: Sovraperformance rispetto all’MSCI World (in EUR)

Figura 2: Sovraperformance rispetto all’MSCI World (in EUR)

Fonte: Bloomberg, dati sul rendimento totale aggiornati al 20 giugno 2022, in EUR.

Figura 3: Posizionamento dei fondi ESG globali nei settori comunemente esclusi

Figura 3: Posizionamento dei fondi ESG globali nei settori comunemente esclusi

Fonte: Bernstein Research, giugno 2022.

La recente debolezza relativa degli indici di sostenibilità ha indubbiamente rinfocolato il dibattito sul fatto che “fare del bene” equivalga a “subire una perdita”, sottintendendo la presenza di un naturale trade-off tra le due cose. In un mondo ideale sarebbe auspicabile creare sia ricchezza che benessere, ma ovviamente le strategie di sostenibilità a volte hanno priorità contrastanti. Tra gli esempi figurano le preoccupazioni per il cambiamento climatico rispetto ai costi sociali degli alti prezzi dell’energia, o gli investimenti in aziende del settore della difesa nelle fasi di turbolenza geopolitica.

Il mondo sembra cambiato

È evidente anche che, dopo la pandemia di Covid-19 e con una guerra in corso nel continente europeo, il mondo sembra cambiato, e che l’investimento sostenibile dovrà evolvere a sua volta per affrontare meglio l’aumento della volatilità sui mercati.

Di conseguenza, potremmo affermare che l’investimento sostenibile è interessato quanto meno da un “sano” ripensamento, in cui le ipotesi convenzionali riguardo, ad esempio, all’efficacia delle esclusioni rigorose ma anche dei rating ESG vengono messe in discussione. Approcci più sofisticati e pratici, che applicano considerazioni più sfumate tenendo conto del contesto, riscuoteranno un maggiore interesse sui mercati.

La minore propensione del mercato per l’investimento sostenibile registrata di recente è visibile anche nei flussi dei fondi. Mentre in anni recenti la sostenibilità è stata il tema di spicco alla base di tali flussi, negli ultimi mesi questa tendenza sembra essersi indebolita (Figura 4). Ad esempio, nel maggio 2022 gli afflussi nei fondi ESG si sono attestati a 13 miliardi di dollari, evidenziando un calo di oltre il 70% rispetto ai 46 miliardi di dollari di un anno fa.

Figura 4: Flussi mensili globali verso i fondi ESG (miliardi di USD)

Figura 4: Flussi mensili globali verso i fondi ESG (miliardi di USD)

Fonte: Morningstar, ricerca ESG di Morgan Stanley, giugno 2022.

La Figura 5 mostra la scomposizione del calo dei flussi verso i fondi ESG tra regioni, asset class e strategie di investimento. Tuttavia, per la prima volta dalla fine del 2021, gli afflussi sono tornati a salire leggermente, in particolare per le strategie azionarie europee ESG attive.

Figura 5: Flussi verso i fondi ESG per regione, asset class e strategia (miliardi di USD)

Figura 5: Flussi verso i fondi ESG per regione, asset class e strategia (miliardi di USD)

Fonte: Morningstar, ricerca ESG di Morgan Stanley, giugno 2022.

Quali indicazioni possiamo trarre da tutto questo? Data l’enorme varietà di approcci ESG, anche l’investimento sostenibile si presta a molteplici definizioni. In pratica, gli investitori possono scegliere la strategia di sostenibilità più adatta a raggiungere i loro obiettivi specifici, che si tratti di impact investing, di una strategia ESG best-in-class, di un approccio basato sull’esclusione o di un’integrazione ESG più mainstream, per citarne solo alcuni. Peraltro, anche all’interno di ognuna di queste categorie, c’è spesso un margine di manovra in cui gli obiettivi di sostenibilità non devono necessariamente pregiudicare i risultati degli investimenti. Sì, ma come?

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Un approccio bilanciato

Nel contesto di mercato odierno, i gestori di fondi temono di assumere un’esposizione sbilanciata e, al contrario, desiderano mitigare la volatilità delle posizioni ESG affollate. Pertanto, è necessario avere un miglior equilibrio tra posizioni growth e value. A tale scopo, privilegiamo un approccio che prevede, da un lato, l’investimento in società di qualità a prezzi ragionevoli e, dall’altro, un’esposizione a titoli value come copertura dall’inflazione. In altre parole, la partecipazione in società di qualità sostenute da solide strategie di sostenibilità, affiancata da un’esposizione a imprese con credenziali ESG in miglioramento sul versante “value” dello spettro, assicura una flessibilità in cui la sostenibilità non implica necessariamente un “sacrificio” di rendimento, e viceversa.

Questo approccio bilanciato, che nel contesto dell’investimento sostenibile viene spesso definito “integrazione ESG”, è applicato con discreto successo, ad esempio, dal fondo Robeco Sustainable Global Stars Equities3. Questa strategia è incentrata sull’integrazione dei fattori ESG finanziariamente rilevanti nel processo di investimento.

In altre parole, la sostenibilità incide direttamente sulla valutazione di un’azienda, ad esempio modificandone le prospettive di crescita, la redditività, il profilo di rischio o il posizionamento competitivo complessivo. In pratica, ciò significa che la strategia non si limita a cercare le aziende con un impatto positivo considerevole, ma che investe anche in società più rischiose dal punto di vista ESG, a condizione che ciò si rifletta anche nel modello finanziario e che venga affrontato in modo esaustivo con il management dell’azienda attraverso un processo di engagement.

Figura 6: Attribuzione della performance ESG di Sustainable Global Stars Equities

Figura 6: Attribuzione della performance ESG di Sustainable Global Stars Equities

Fonte: ricerca Robeco, 2022

Necessità di un’evoluzione dell’investimento sostenibile

Nel complesso, ogni contesto di mercato porta con sé nuove opportunità, anche per gli investitori interessati alla sostenibilità. All’interno della vasta gamma di strategie di sostenibilità, alcune sono chiaramente soggette a maggiori vincoli rispetto ad altre, in quanto risentono delle esclusioni di determinati settori e di esposizioni fattoriali che fino a poco tempo fa contribuivano a sostenere la performance. Pertanto, diventa sempre più importante superare la fase dell’investimento sostenibile come semplice narrazione accattivante e mantenere una rigorosa disciplina di valutazione, evitando di pagare un sovrapprezzo per le aziende “valide”.

In futuro, non ci aspettiamo che l’interesse del mercato per l’investimento sostenibile scompaia improvvisamente. Nonostante gli afflussi considerevoli che si registrano da molti anni, solo una minuscola percentuale delle masse in gestione a livello globale è ancora classificata come ESG4, e questa cifra è destinata ad aumentare nel tempo in virtù del supporto strutturale a livello sociale e normativo per gli investimenti sostenibili5. Tra gli esempi di quest’ultimo figurano senz’altro la Tassonomia UE, un quadro di riferimento per le attività economiche ecosostenibili, ma anche la più recente iniziativa dell’UE di redigere una Tassonomia sociale, due misure destinate a indirizzare e accelerare i flussi di capitali verso i fondi sostenibili6. In breve, nonostante l’indebolimento del sentiment rilevato negli ultimi tempi, le basi strutturali dell’investimento sostenibile sembrano ancora intatte.

L’attuale contesto di mercato, tuttavia, ci ha impartito una lezione importante: il cambiamento è una costante. Non si può saltare alcuno step: anche l’investimento sostenibile deve passare alla fase successiva del suo ciclo di vita. Le mutevoli dinamiche di mercato impongono di abbandonare gli approcci sostenibili semplicistici e superficiali per privilegiare quelli che incorporano analisi più lungimiranti e sfumate nonché engagement più ponderati. In definitiva, ciò dovrebbe non solo favorire un cambiamento positivo nelle aziende, ma anche rendere le strategie sostenibili più capaci di affrontare contesti di mercato diversi e più complessi.