Per questo motivo, gli scienziati avvertono che ci troviamo nel mezzo della “sesta estinzione di massa”. La ricerca condotta dallo Stockholm Resilience Centre analizza le minacce a quelli che il Centro definisce “limiti planetari”. Si tratta di nove processi attraverso i quali gli esseri umani possono “regolare la stabilità e la resilienza del sistema Terra”. All’interno di questi limiti, il pianeta può continuare a prosperare e a soddisfare i bisogni dell’umanità.
La Figura 1 mostra lo stato della Terra secondo questa ricerca. Come si può vedere, l’integrità della biosfera misurata dal tasso di estinzione (estinzioni per milione di specie/anno (E/MSY)) è esposta a un rischio elevato e ha già superato il limite dell’incertezza. Dato che anche i flussi biogeochimici (azoto e fosforo) hanno superato i limiti, non sappiamo quale sarà la reazione degli ecosistemi.
Una ricerca condotta da De Nederlandsche Bank (DNB) e da PBL Netherlands Environmental Assessment Agency ha individuato “81 miliardi di euro di prestiti forniti da istituzioni finanziarie olandesi a settori ad alta emissione di azoto, e un’esposizione di 28 miliardi di euro ad aziende che operano in regioni protette o ad alto valore di conservazione (HCV) e che si confrontano con potenziali rischi di costi irrecuperabili.2
Questo è un esempio dell’interconnessione tra le istituzioni finanziarie olandesi e internazionali, da un lato, e i settori a elevati livelli di emissioni che minacciano la biodiversità, dall’altro. Da una parte, ciò conferma il loro ruolo negativo nel raggiungimento dei limiti planetari dell’incertezza. Dall’altra, mette in luce i rischi che questi soggetti corrono se la legislazione o il comportamento dei consumatori su questo fronte dovessero cambiare.
In aggiunta, la perdita di biodiversità rappresenta un rischio sistemico, di cui gli investitori dovrebbero essere consapevoli. Giunti alle porte della sesta estinzione di massa, sia le imprese che le autorità di regolamentazione hanno un ruolo enorme da svolgere nel modificare i paradigmi che stabiliscono chi deve pagare per le esternalità create dal normale svolgimento dell’attività.
Molti investitori si concentrano attualmente sul cambiamento climatico e sullo sviluppo di indicatori per misurare, gestire e monitorare i rischi e le opportunità climatiche nei loro portafogli. Tuttavia, dato il crescente volume di prove riguardo alle notevoli ricadute che proverranno dalla perdita di biodiversità a livello globale, riteniamo che si dovrebbe fare uno sforzo maggiore per misurare l’impatto dei portafogli sulla biodiversità.
Nei Paesi Bassi, diversi investitori sotto la guida di ASN Bank stanno collaborando allo sviluppo di tali indicatori tramite la Partnership for Biodiversity Accounting Financials (PBAF). Il loro obiettivo è quello di creare un quadro di riferimento per le istituzioni finanziarie che permetta di considerare e affrontare l’impatto sulla biodiversità dei portafogli investiti in diverse asset class.
Inoltre, all’inizio di quest’anno Robeco ha avviato un tema di engagement sulla biodiversità. Uno dei principali fattori che contribuiscono alla perdita di biodiversità è il cambiamento di destinazione d’uso del suolo, che è dovuto in gran parte alla produzione di commodity agricole. Pertanto, il nostro engagement si concentrerà sull’impatto sulla biodiversità che deriva dalla deforestazione legata a cinque prodotti agricoli ad alto rischio: cacao, gomma naturale, soia, carne di manzo, legname e pasta di legno tropicali.
Il nostro engagement è incentrato su cinque punti. I primi tre obiettivi di engagement riguardano la gestione ambientale, con l’attribuzione di un chiaro valore agli impegni di “deforestazione zero”, alle valutazioni d’impatto sulla biodiversità, al ripristino e alla conservazione della fauna e della flora, e ai principi dell’economia circolare nell’ambito delle linee di produzione delle aziende. Riteniamo che si tratti di aspetti molto rilevanti, soprattutto per le cinque materie prime agricole che rientrano nell’ambito di questo programma di engagement.
Il quarto obiettivo riguarderà le informative, le certificazioni e la tracciabilità. Il quinto si concentrerà sull’aspetto sociale della produzione di queste commodity, e affronterà sia i diritti della comunità sia quelli terrieri, insieme ai diritti dei lavoratori. Vogliamo puntare a raggiungere una tracciabilità del 100% per i produttori e gli utenti di queste catene di produzione. Solo allora sarà possibile misurare l’impatto sulla biodiversità nell’ambito delle filiere produttive.
Il 25 settembre, in occasione della 75a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante il Nature for Life Hub, sarà lanciato il Finance for Biodiversity Pledge. Le organizzazioni che hanno sottoscritto il documento si sono impegnate a proteggere e ripristinare la biodiversità attraverso le loro attività finanziarie e i loro investimenti.
In qualità di firmatario, Robeco rivolge ad altri investitori un deciso “invito all’azione” per indurli a partecipare. In tal modo, possono assicurarsi di non essere parte di un problema che sta già mettendo alla prova la capacità della Terra di farvi fronte.
Firmando il Biodiversity Pledge, le istituzioni finanziarie si impegnano a collaborare e a condividere le conoscenze, a coinvolgere le aziende in programmi di engagement, a effettuare valutazioni di impatto, a fissare obiettivi e a riferire pubblicamente sui progressi compiuti. Ciò comporta una tabella di marcia della durata di diversi anni, che richiederà impegno e risorse da parte di quanti più investitori possibile. Ulteriori informazioni sul Biodiversity Pledge sono disponibili sul sito: https://www.financeforbiodiversity.org
Uniti ce la faremo!
1https://stockholmuniversity.app.box.com/s/avnyhh4xzshxb19j82hn5mf3hxyuvqj0
2https://chainreactionresearch.com/the-chain-financial-institutions-face-growing-pressure-to-quantify-and-mitigate-material-risk-exposure-related-to-biodiversity-loss/
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