08-07-2021 · Previsioni mensili

Il capex è la chiave di una ripresa economica autosufficiente

Le spese di capitale per risolvere le carenze di fornitura e soddisfare il boom della domanda hanno un ruolo centrale nella ripresa post-Covid.

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  • Peter van der Welle - Strategist Sustainable Multi Asset Solutions

    Peter van der Welle

    Strategist Sustainable Multi Asset Solutions

Le società sono chiamate ad investire maggiormente in nuove attrezzature e capacità produttiva, nel tentativo di soddisfare la domanda accumulata richiesta dopo la riapertura delle economie.

“Il mondo riemerge dalla pandemia e molta dell’attenzione si sta concentrando sulla domanda accumulata di beni e servizi rimasti inaccessibili per gran parte dell’ultimo anno”, spiega Peter van der Welle, Strategist del team multi-asset di Robeco.

“Ma ad essere messa ancora più in discussione è la capacità delle aziende di fornire i beni e i servizi in questione, visti i vincoli sul lato dell’offerta emersi durante la riapertura dell’economia. Secondo noi, questo sta facendo tornare in auge le spese in conto capitale, indirizzando gli investitori verso titoli di società che investono in nuove attrezzature per soddisfare la maggiore domanda.”

Intenzioni di investimento

Van der Welle afferma che questo trend è già visibile nel Capex Intentions Index della Federal Reserve USA, che evidenzia un marcato incremento su base annua delle spese programmate in conto capitale.

“Questo effetto promette bene per la ripresa del ciclo capex nel breve termine”, continua. “Il mercato ha già ripreso questo tema, come dimostra l’evidente sovraperformance da inizio anno dei titoli di aziende a capex elevato rispetto al mercato nel suo complesso.”

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Il capex delle società USA (linea blu), crollato nel corso della pandemia, è destinato a toccare il fondo, in vista dell’impennata delle intenzioni di investimento in capitale per i prossimi 12 mesi (linea arancione).

Fonte: Refinitiv Datastream, Robeco

Dominanza fiscale

Van der Welle cita cinque elementi a supporto dell’opinione del team multi-asset, secondo cui il capex è destinato a ripartire da qui in avanti. “Il primo è il quadro macroeconomico generale, caratterizzato da un maggiore orientamento verso un contesto di dominanza fiscale, lontano dall’influenza monetaria esercitata attraverso il programma di Quantitative Easing”, afferma.

“Le banche centrali hanno perseguito politiche monetarie molto espansive, toccando i minimi in termini di tassi nominali.”

“È un vincolo difficile, con le banche centrali che fanno fatica a ridurre i tassi reali al di sotto dei valori attuali, anche perché sia i banchieri centrali sia gli operatori di mercato sono convinti che l’inflazione è transitoria.”

Grandi spese in programma

Sul fronte degli stimoli, la politica fiscale si presta meglio ad affrontare lo shock negativo dell’offerta causato dal Covid-19. La dominanza fiscale si riscontra nelle ingenti spese per le infrastrutture in programma negli USA, dove è già partito l’American Rescue Plan da 1.900 miliardi di dollari, mentre i 2.000 miliardi dell’American Jobs Plan aspettano l’approvazione del Congresso. In Europa, i 750 miliardi di Euro previsti del Recovery Fund dovrebbero essere distribuiti a partire da fine luglio.

“Una fase di dominanza fiscale è in grado di far abbandonare la tesi della stagnazione secolare, secondo cui l’economia non cresce in assenza di investimenti adeguati,” continua Van der Welle. “La probabilità di investimenti inadeguati a causa di una domanda insufficiente (problema principale della crisi finanziaria globale) è diminuita.”

“Tra il 2009 e il 2019, la crescita dei consumi è stata sottotono sia negli USA che nel resto del mondo. Negli Stati Uniti la situazione si sta rovesciando. La politica fiscale ha sostenuto il reddito delle famiglie durante la crisi da Covid-19, mentre il forte incremento della domanda nella fase di riapertura potrebbe essere più duraturo, visto il continuo miglioramento delle prospettive occupazionali nel medio termine.”

La Q di Tobin promette bene

Il terzo motivo per cui prevedere la ripartenza del capex dipende dalla “Q di Tobin”, ovvero il rapporto tra il valore di mercato di una società e il costo di sostituzione dei suoi beni. Se il valore è superiore a uno, all’azienda conviene investire direttamente nei beni sottostanti, invece di acquistare un’altra società al suo valore di mercato per acquisire gli stessi asset.

Attualmente, gli USA hanno una Q di Tobin pari a 1,7. “Di conseguenza, le operazioni di M&A sono molto costose e alle aziende conviene investire nei beni di capitale sottostante,” sostiene Van der Welle.

“Dovremmo quindi aspettarci un graduale allontanamento dalle attività di M&A, con le aziende più orientate a investimenti diretti in beni di capitale.”

Negli USA, la Q di Tobin ha raggiunto quota 1,7 favorendo la ripartenza del capex aziendale

Negli USA, la Q di Tobin ha raggiunto quota 1,7 favorendo la ripartenza del capex aziendale

Fonte: Refinitiv Datastream, Robeco

Limitazioni sul lato dell’offerta

Il quarto elemento sono le severe limitazioni sul lato dell’offerta registrate nell’economia globale a seguito delle chiusure provocate dalla pandemia.

“Quanto sopra si riflette nell’Indice ISM Prices Paid, che a giugno ha toccato i massimi per la dilagante carenza di materie prime e manodopera”, dice Van der Welle.

“Oggi, a pandemia finita, la questione è chiaramente legata all’offerta, non tanto alla domanda. Questo effetto stimolerà una maggiore consapevolezza nella necessità di spingere oltre la frontiera della produttività e di incentivare le spese di capitale.”

Minor affidamento alla manodopera

Il quinto elemento è la parziale sostituzione della manodopera a favore del capitale negli USA, in virtù del contesto di persistente carenza di forza lavoro.

“Il calo del tasso di partecipazione della forza lavoro dimostra che la gente non ha fretta di tornare a lavorare, disincentivata dalle entrate e dai sussidi ottenuti grazie alle misure di stimolo e/o dai cambiamenti strutturali nel rapporto tra lavoro e vita privata legati alla pandemia”, spiega Van der Welle.

“Quando il costo della manodopera aumenta, per i datori di lavoro diventa più interessante sostituirlo con il capitale. Di solito, il punto di flessione al quale le intenzioni di investimento diventano positive si raggiunge quando, come oggi, i costi unitari del lavoro aumentano di più del 2% su base annua.”